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Terre naturali e bruciate di Romagna

Mostre
23 Settembre 2017 / 18 Novembre 2017
Museo Civico Giuseppe Ugonia, Piazzetta Porta Gabolo 1, Brisighella

Il Museo Civico Giuseppe Ugonia di Brisighella dedica una mostra a Giovanni Pini con opere che vanno dal 1975 al 2015.

La biografia di Giovanni Pini è tanto semplice quanto nota: formazione classica e successiva docenza di latino e greco in vari istituti. Anche se nato a Bologna, nel 1929, Faenza è stata sempre la sua città di riferimento e qui, nel 1989, ha concluso l'attività di docente.

Da autodidatta, ha parallelamente coltivato il disegno e la pittura incrementando la produzione negli ultimi decenni, libero da impegni scolastici e professionali che lo hanno visto anche apprezzato traduttore di voluminosi e impervi testi della Patristica minore. Da anni vive in campagna, a Solarolo.

Una intima e insopprimibile necessità di esprimersi soprattutto con il colore lo ha portato a una continua e rigorosa, quasi etica, dedizione alla pittura e questo corso -  i cui sotterranei contatti con gli studi classici rimangono misteriosi – ha, nel tempo, raggiunto la superficie per finalmente scorrere liberamente.

Evitando i luoghi deputati, i contatti, i riti e, anche, i compromessi del mondo dell'arte, Pini si è dedicato a ritrarre i luoghi più vicini, conosciuti e frequentati sommando, in opere che non sanno di contingente ma di assoluto, le tante impressioni ricevute percorrendo ripetutamente la stessa strada, lo stesso viottolo, lo stesso argine. Lenti tempi di percorrenza che sembra abbiano favorito l'assimilazione di una essenza delle cose (siano esse le stinte colorazioni di una casa in abbandono, un fantasmatico filare di alberi immerso nella nebbia o la dolce ondulazione di un colle sul quale sono gettate le scure ombre delle nuvole) distillata, rarefatta, immune da antiquati verismi come da contemporanee attenzioni (fotografiche e pittoriche) a un paesaggio minore, trascurato e marginale.

 

Pini è certamente un artista inattuale, tuttavia grande è l'impatto provocato dalle sue opere in cui una programmatica riduzione tematica apre la visione a infinite e illuminanti variazioni. I suoi paesaggi sono come partiti musicali basati più sul colore che sul segno: campiture che sovrapponendosi o affiancandosi accennano a una realtà ripulita da rumori visivi e ricondotta a una essenza quasi astratta. All'ascetismo iconografico corrispondono una ricercata impersonalità del gesto pittorico (mai compiaciuto e a volte anche sprezzante) e una peculiare scelta dei mezzi da utilizzare: supporti spesso di recupero e colori e pastelli fabbricati personalmente miscelando terre naturali, sabbie, colle e prodotti commerciali. Per i collages: carte gettate, frammenti di intonaco, cartoni usati. Aspetti procedurali che tradiscono da un lato un atteggiamento liricamente pauperistico, quasi etico per non dire di intonazione religiosa, e dall'altro una comunanza con espressioni moderne apparentemente aliene dalla tradizione figurativa come il ready made.

 

Artista solitario, umile e silenzioso, Pini non è incline ad affermazioni perentorie ma il suo invito a esercitare lo sguardo per scorgere epifanie di eternità anche nei soggetti (e nei materiali) più correnti e, oggi, trascurati e banali assurge a monito per la contemporaneità, non solo artistica.

 

In mostra venticinque opere che vanno dal 1972 al 2015 realizzate con tecniche miste che comprendono oli, pastelli, polveri e collages.

La mostra acura di Franco Bertoni, Direttore artistico del Museo Ugonia, rimarrà aperta fino al 18 novembre.

Mappa

Data ultima modifica: 5 Ottobre 2017