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Progetto esecutivo per lavori di manutenzione forestale

Ambiente

Interessati i complessi forestali regionali Alto Senio (Casola Valsenio) e Alto Lamone (Brisighella)

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L’Unione della Romagna Faentina, in applicazione della D.G.RER n. 933 del 09/07/2012 e del Protocollo di intesa con l’Agenzia Territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti (ATERSIR), beneficia delle risorse elargite annualmente per interventi di manutenzione del territorio montano ritenuti rilevanti al fine di favorire la riproducibilità della risorsa idrica nel tempo ed il conseguimento di un più elevato livello di qualità.

Il Protocollo d’intesa suddetto, approvato con delibera di Giunta URF n. 62 del 28/11/2013, definisce le finalità, l'oggetto, la durata, la tipologia degli interventi oggetto dell'accordo, il piano di manutenzione, il finanziamento dello stesso e le modalità di liquidazione dei finanziamenti. L’attuazione dei Programmi annuali di finanziamento, da parte dei beneficiari, è regolamentata dal Disciplinare per la gestione dei contributi a tutela della risorsa idrica nel territorio montano ai sensi della D.G.R. n. 933/2012, approvato con deliberazione del Consiglio d’Ambito ATERSIR n. 18 del 19/03/2018.

Per quanto riguarda l’annualità 2022, l'Agenzia Territoriale dell'Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR) ha trasmesso la propria determinazione dirigenziale n. 18 del 01/02/2022 e n. 155 del 08/06/2021, con cui sono state attribuite le quote di finanziamento, suddivise per Provincia; all'Unione della Romagna Faentina è assegnata la somma di €. 129.332,00.

Ai sensi dell'art. 4, comma 4 del Disciplinare per la gestione dei contributi a tutela della risorsa idrica, il contributo è da intendersi al netto dell'IVA, il cui onere aggiuntivo è corrisposto dal Gestore del Servizio idrico integrato (attualmente HERA s.p.a. per la Provincia di Ravenna) al momento della fatturazione, da parte dell’URF, per l’erogazione a proprio favore del contributo. Pertanto, l’importo complessivo del quadro economico relativo al Progetto degli interventi per l’annualità 2022 dovrà ammontare a € 157.785,04.

Visto il repentino aumento dei costi delle lavorazioni e l’aggiornamento straordinario dei prezziari regionali, il seguente progetto esecutivo viene redatto utilizzando il più recente aggiornamento prezzi approvato dagli enti regionali. Perciò, rispetto al progetto definitivo, si prevede una variazione nelle lavorazioni e nelle quantità.

 

Interventi di progetto

Lo scopo principale degli interventi di cui al presente progetto è favorire il rifornimento della falda freatica nelle aree di ricarica, mediante interventi di regimazione delle acque superficiali, che consentano di ridurre la velocità di deflusso permettendo all’acqua di infiltrarsi in profondità.

Altro fine è altresì quello di migliorare la qualità delle acque attraverso interventi selvicolturali per migliorare la struttura e la composizione dei soprassuoli forestali, immobilizzare l’azoto e ridurre le concentrazioni dei nitrati.

L’utilizzo nei rimboschimenti del pino nero, pino silvestre e altre specie esotiche è stato giustificato nel dopoguerra per le particolari condizioni stazionali che caratterizzavano aree impoverite e denudate. La necessità di ripristinare queste aree e le caratteristiche di rusticità, nonché la capacità di colonizzare suoli poveri e acclivi ha giustificato l’utilizzo di quelle specie. Invece, nei coltivi abbandonati nel dopoguerra sono stati eseguiti rimboschimenti con conifere varie, anche alloctone (Pseudotzuga menziesii, Cupressus arizonica, Pinus Wallichiana, Chamaecyparis lawsoniana, Pinus strobus ecc.), con finalità multiple, tra cui anche quella produttiva.

Nonostante ciò, i rimboschimenti non sono stati seguiti dai necessari interventi colturali e da una corretta gestione forestale.

Le fustaie presentano sovente densità eccessiva con ovvi problemi di stabilità e di rinnovazione delle latifoglie autoctone. La struttura si presenta monostratificata e con individui particolarmente filati, le piante sono deperite e soggette a schianti dovuti alla galaverna e al vento; inoltre, le conifere manifestano ampi fenomeni di disseccamento dovuti ad attacchi parassitari (in modo particolare Picea abies soggetto al bostrico tipografo Ips typographus).

Per prevenire nuovi attacchi si rende necessario intervenire con diradamenti che migliorino le condizioni generali dei soprassuoli a conifere, eliminando i soggetti più deboli ed aumentando altresì la disponibilità pro-capite di risorse edafiche ed idriche conferendo una maggior vigoria ai soggetti rilasciati.

La vulnerabilità dei soprassuoli di conifere agli incendi boschivi, ma anche le mutate tendenze della politica forestale regionale, richiedono interventi a migliorare la qualità ecologica, l’assetto strutturale e la capacità idrogeologica dei boschi esistenti.

La mancanza di interventi colturali ed il conseguente degrado delle fustaie di conifere hanno ridotto drasticamente anche le funzioni regolatrici dei flussi idrici tipiche dei boschi ben strutturati, inoltre, considerando lo stato di precaria stabilità dei soprassuoli in questione, queste funzioni possono essere soggette ad ulteriori peggioramenti.

Si rende pertanto necessario intervenire per riprendere la gestione dei boschi artificiali (con ridotto grado di naturalità) per guidarli verso boschi naturali di latifoglie e misti, non solo per finalità produttive, di difesa idrogeologica e per migliorare le funzioni ecologiche e paesaggistiche, ma anche per aumentare e regolare i flussi idrici.

Come indicato dai Piani di Assestamento Forestale, sono previsti interventi di avviamento all’alto fusto in boschi cedui invecchiati con evidenti vantaggi per le funzioni di infiltrazione e di trattenimento delle acque aumentandone i tempi di corrivazione. Il diradamento selettivo comporta inoltre una riduzione nell’uso dell’acqua da parte del bosco stesso ed il conseguente aumento di disponibilità di acqua per gli ecosistemi acquatici e ripariali.

Nei piani di assestamento sono indicate due metodologie per l’avviamento:

La prima è il tradizionale avviamento per il rilascio di allievi con diradamento dei polloni, ed è attuata solo nelle situazioni più stabili e dove i soggetti sono in grado di sopportare l’isolamento senza rischio di schianti e piegamenti.

La seconda metodologia è stata proposta in via sperimentale nei due complessi forestali, e consiste nell’avviamento per matricinatura progressiva passando da un ceduo composto. Quest’ultimo metodo prevede l’esecuzione di ripetuti interventi (intervallo di 25-30 anni) con taglio a raso delle ceppaie, in numero da 2 a 4, rilasciando ad ogni ciclo di intervento un numero crescente di matricine da 160 a 300; dopo i ripetuti passaggi di questa forma di intervento si otterrà un popolamento di fustaia disetaniforme con 500-700 matricine di età diversa per gruppi o strati riferibili all’anno di intervento.

Questo intervento mira a favorire nel lungo periodo l’entrata di querce e latifoglie nobili nelle particelle e portare alla sostituzione delle piante di carpino nero generalmente non idoneo alla costituzione di fustaie per la scarsa longevità e per le sue dimensioni ridotte rispetto ad altre specie. Vista l’intensità del taglio sulle singole ceppaie occorre eseguire i lavori esclusivamente nel periodo dall’1 ottobre al 30 aprile per garantire il riscoppio delle ceppaie riducendo il rischio di mortalità.

Con l’abbandono della montagna, i fenomeni di migrazione e la conseguente riduzione delle attività agro-pastorali sono venuti a mancare tutta una serie di micro-interventi (realizzazione e manutenzione fossi, pulizia cunette trasversali, fascinate, palizzate ecc.) sul territorio, necessari agli abitanti per salvaguardare le proprie attività ed un territorio contraddistinto da problematiche di dissesto idrogeologico.

La viabilità, in particolare, quale causa di taglio delle linee di pendenza di equilibrio e punto di partenza di fenomeni di dissesto, necessita di numerosi interventi. Molteplici scarpate, originate dagli sbancamenti effettuati al momento dell’allargamento delle vecchie mulattiere preesistenti e l’apertura di nuovi tracciati, non sono ancora consolidate a causa della pendenza e della natura fisico-meccanica e geolitologica delle stesse; i detriti della componente marnosa causano sovente occlusioni dei fossi a monte della viabilità.

Il deflusso incontrollato delle acque piovane verrà limitato attraverso l’apertura ex novo, la riapertura e la risezionatura dei sistemi di regimazione delle acque (in primis cunette e fossi a lato di trattorabili e piste forestali) presenti nel territorio demaniale.

La situazione è peggiorata negli ultimi anni anche a causa dell’estremizzazione dell’andamento pluviometrico con il repentino passaggio da periodi siccitosi a periodi eccezionalmente piovosi; l’acqua diventa così l’elemento scatenante di movimenti franosi e la sua regimazione si rende pertanto necessaria per diminuire il rischio d’innesco dei fenomeni di dissesto, oltre che per favorire il rifornimento della falda freatica.

Data ultima modifica: 7 Settembre 2022