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Unione-Dialogo quindi sono, storie di vita

Nell’ambito del progetto dell’Unione della Romagna faentina si sono tenuti nei giorni scorsi alcuni incontri nelle scuole medie

C’è Mohamed è arrivato dal Marocco in Italia perché il padre sperava per lui una formazione scolastica migliore. Rientrato dopo quattro anni in patria, niente era più come prima, non si è più riconosciuto nel Marocco, nei suoi stili di vita, nei tempi e nei ritmi della sua città natale. Tornato in Italia, Mohamed ha iniziato a lavorare con altri stranieri arrivati da poco. Oggi si sente un prodotto di tutte le culture che ha incrociato.

La storia di Franck è una storia di diritti negati. Quando era poco più di un adolescente, è dovuto fuggire per scappare dalle torture e dal carcere in cui era stato ingiustamente rinchiuso. Giovane giornalista della Repubblica del Benin, aveva avviato un’indagine giornalistica a proposito di fondi economici arrivati dall’Unione Europea per lo sviluppo dell’università del suo Paese, governato da politici corrotti. Oggi è in Italia da undici anni, sposato con una donna polacca e con il grande desiderio di ritornare a casa per rivedere sua madre, nonna di due nipotini meticci.

Queste sono solo due delle storie di vita protagoniste degli incontri che la cooperativa sociale Villaggio Globale ha tenuto nei giorni scorsi nelle scuole medie di Faenza e Castel Bolognese, nell’ambito del progetto “Dialogo, quindi sono. Cittadini globali nella comunità locale”.

Il progetto dell’Unione della Romagna Faentina, co-finanziato dalla Regione Emilia Romagna, ha l’obiettivo di animare un dibattito sull’accoglienza della differenza, coinvolgendo la cittadinanza in attività che stimolano la conoscenza e la costruzione di relazioni come strumenti per costruire una comunità coesa, dunque più forte.

Gli appuntamenti con i testimoni sono, in realtà, la seconda parte di un percorso più ampio dedicato agli studenti.

Infatti i primi incontri, a cura degli educatori di Villaggio Globale, si sono svolti nelle classi partendo dalle riflessioni dei ragazzi sul concetto di dialogo, di cultura, di religione, per portarli a concepire loro stessi e le loro famiglie come prodotti interculturali.

L’incontro con testimoni significativi risponde, invece, all’esigenza di comprendere la complessità dei fattori che portano l’individuo a scegliere di partire per un paese sconosciuto, talvolta affrontando viaggi pericolosi.

In ultimo, i ragazzi e le ragazze di Faenza e Castel Bolognese saranno accompagnati al Museo Interreligioso di Bertinoro e nei luoghi di culto faentini per visite guidate a cura della Caritas Faenza, partner del progetto.

Data ultima modifica: 10 Dicembre 2018